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ISBN 978-88-907500-7-6 € 12,00

 

 

 

 

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Franz Krauspenhaar - Biscotti selvaggi

 

 

L’impatto con questo lavoro in versi di Krauspenhaar, il primo «dopo secoli», mi ha subito evocato la pratica dello zapping come forma di consumo, d’incontrollabile editing del flusso audiovisivo nella coscienza.

Il testo scritto assolve alla doppia funzione di schermo di proiezione e protettivo. Ciò garantisce un margine di sicurezza tra sé e il mondo, nei frequenti giochi di sponda tra la propria e l’altrui biografia («[...] il mio amico/ casarini, postinfartato/ classe 43 come gianni/ rivera [...]»), si presta a scorci e aperture di gusto fortemente cinematografico, che a volte ricordano l’amara leggerezza di Gasmann ne Il sorpasso («scarpe nere per camminare/ al proprio funerale, parlando/ di calcio e cercando femmine/ per proseguire la serata/ allontanando ogni morte»), altre gli acidi dei giovani in Trainspotting, o il pulp di Tarantino («a questo punto piglino tutti una pallottola/ spuntata dal buco del culo di quel nielsen/ già deceduto [...]»).

Il potenziale figurativo di questa scrittura si nutre d’interferenze tra vari contesti («[...] commessi esperti/ che scivolano tra i mac silenti/ come tamerici ribagnate»), di salti logici e associazioni libere («[...] come un/ savio di sion col cervello tritato per il ragù»), che rendono la scansione disinvolta, ritmica e narrativa insieme, come flashback fuori controllo. Le parole, uniformate nell’orizzonte visivo dall’assenza (o quasi) di maiuscole, sono straripanti ma, stipate nel verso, creano una tensione eccezionale. Alcuni brevissimi stacchi richiamano qua e là ad altre cose, alla stregua di improvvisi jingle pubblicitari dal sapore grottesco o surreale («credo che ucciderò/ mia madre. con/ una prefazione/ di stephen/ king»).

Il ritmo, incalzante e ossessivo, si costruisce per lo più sulla sintassi della lingua parlata, segnato da pause e ripiegamenti continui a marcare un’idea, con impennate su modi gergali o imprecazioni: nessuna parola è pulita impastata alla vita. È una marcia serrata che trita, contorce, che strappa etichette da un punto e le attacca in un altro per farsi sberleffo di tutto («[...] piselli color/ verde uforobot [...] salse con nomi/ di battaglie nelle quali i lancaster subirono/ perdite tremende»), si appropria di slogan o citazioni colte riadattate al discorso («l’uomo senza qualità non beve che heineken/ presa al supermercato [...]»), è uno scherzo continuo al dolore di vivere, inflitto dall’uomo nell’uomo, che non si sottrae al mondo («se mi togliete il maalox/ la sua innocenza, la/ carezza discreta di sodii/ vari come oli curanti/ […] avrete cacciato/ il mio allenatore buono/ e incompetente/ dalla squadra sconfitta»). (Federico Federici)

 

Franz Krauspenhaar (Milano, 1960) ha pubblicato finora 8 romanzi, 1 saggio narrativo e tre libri di poesie, tra cui questo. Tra i romanzi ricordiamo Le cose come stanno (Baldini & Castoldi, 2003), Era mio padre (Fazi, 2008 Premio Speciale Palmi per la Narrativa 2008), L’inquieto vivere segreto (Transeuropa, 2010), Le monetine del Raphael (Gaffi, 2012). Ha pubblicato poi nel 2013 gli ebook Il subentrato e La bella moglie, due brevi romanzi noir per Lite Editions. In poesia ricordiamo Franzwolf (Torino Poesia - Marco Valerio Editore 2009), Effekappa (Zona, 2011) e quest’ultimo Biscotti Selvaggi (Marco Saya Edizioni, 2012). Ha fatto parte per quattro anni della redazione del blog Nazione Indiana, e ha cofondato i blog La poesia e lo spirito e la webzine Tornogiovedì. Scrive di letteratura, arti e costume per varie testate.

 

 

 

 

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