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ISBN 978-88-98243-47-1 € 10,00

 

 

 

 

Enzo Campi – ex tra sistole

 

[…] L’universo – tautologia di Enzo Campi è dunque una sdrucciolevole instradazione in cui il sentiero si biforca e disperde le tracce dell’univocità di sensi e significati, un percorso ermeneutico che rimanda a dedali di Escher e a nastri di Moebius, figurazioni dell’erranza in cui si vaga e ci si perde nelle molteplici possibilità di rimando dei testi agli ipertesti di cui la poesia si fa ragion d’essere; poesia che diviene erranza proprio nel momento in cui riafferma se stessa, se è vero che la tautologia non è altro che un’affermazione vera per definizione e, quindi, fondamentalmente priva di valore informativo; l’attitudine tautologica peculiare di Campi, però, fa sì che l’assiomatica definitoria di qualsiasi postulato e corollario, che dovrebbe avvantaggiarsi della struttura tautologica in quanto le tautologie sono il fondamento stesso della dimostrazione dei teoremi, fallisca miseramente, e l’aristotelismo ermeneutico intoni da solo a se stesso il proprio funerale filosofico, nella differenziazione definitiva (ma non definitoria) tra le istanze dell’arte e quelle della scienza che è fra le primigenie ragioni d’essere della scrittura di ricerca in quanto tale […] (dalla prefazione di Sonia Caporossi)

 

Autore

 

Enzo Campi è poeta che non si lascia agganciare da una mera interpretazione sperimentale, perché la sua estroversione selettiva coglie e combina ogni materia sensibile che la lingua possiede: sia in atto esplicito sia come annuncio segreto. In ogni caso un atto di parola da scoprire, anche quando questo sembra apparire non chiamato o accadere non destinato. In queste pagine si compie un tumulto fonico che sente e fa sentire – con una profonda duplicità del concetto di “udire” in sé e in sé “provare” il senso – come e quanto un dire così prensile non possa tendere a esprimere suoni che portano un significato concluso, ma prova a incidere nell’aria e sulla carta imprimere le “le cose e i silenzi/raschiati dal fondo” […] (dalla postfazione di Giorgio Bonacini)

 

 

 

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